Un genere musicale moderno e contemporaneo che vede la fusione perfetta fra danza, canto e recitazione. Un teatro, e poi un cinema, fatto per lo più di canzoni e balli che è l’essenza dello spettacolo: espressione all’ennesima potenza della capacità di trasportarci in un mondo diverso dal quotidiano, di farci sognare attraverso i sentimenti arrivando al nucleo centrale di essi, come solo la musica e la danza sanno fare.
Chi interpreta un musical è un performer a tutto tondo, perché deve saper ballare, cantare e recitare.
Il performer deve imparare balletti d’insieme ma anche da solista o di coppia, che devono contemporaneamente seguire le tecniche della danza ma piegarle per riuscire a raccontare una storia di cui la musica rende il mood. Cantare mentre si balla è altrettanto difficile: si basa tutto sul fiato e la respirazione, oltre che sulle capacità interpretative e l’estensione vocale. La recitazione può essere o di raccordo fra le storie raccontate dalla danza e dalla musica o centrale nella narrazione. Ma qualche volta è addirittura totalmente assente, la narrazione basandosi solamente su movimenti scenici, ballo e testo delle canzoni.
Ma facciamo una breve carrellata dei più famosi musical, partendo dai primi fino ad arrivare ai giorni nostri. Sicuramente alcuni di questi titoli sbloccheranno in alcuni di voi, un ricordo.
Partiamo dal primo musical, che per alcuni è stato The Beggar’s Opera scritta da John Gay messo in scena a Londra nel 1728. Per altri invece, il primo musical fu The Black Crook del 1866, messo in scena a New York e ispirato alla leggenda di Faust scritto da Charles M. Barras, in cui per la prima volta venivano messi insieme recitazione, canto e danza.
In Europa intanto si diffondeva l’operetta, soprattutto in Francia ma successivamente anche in Italia, Austria, Germania e Ungheria.
Fra il 1930 e il 1950 negli Stati Uniti si assiste all’epoca d’oro del musical: essi vedono un enorme afflusso di pubblico nei teatri – che spesso vengo anche costruiti apposta per ospitare determinati musical, che poi resteranno in scena per molti anni a seguire – e vengono spesso trasformati in film che riempiono i cinema e che sono arrivati ai giorni nostri. Vale la pena ricordare, fra gli altri Oklahoma! West Side Storie e Gli Uomini Preferiscono le Bionde, ma anche Il Mago di Oz e Singing in the Rain e Sette Spose per Sette Fratelli.
Negli anni ‘60- ‘70 i cambiamenti politici e tematici entrano nel musical contaminandolo. E’ l’epoca di Cabaret – come dimenticare una folgorante Liza Minnelli? - e Chicago (da cui il film del 2002 vincitore di 6 premi Oscar, con Catherine Zeta Jhones), Sweeney Todd, Mary Poppins.
Ma anche il rock entra nel musical con Hair e Jesus Christ Superstar attirando un pubblico di giovanissimi attratti dal nuovo linguaggio di questo genere che si rinnova ma che continua ad attrarre ancora un pubblico più “maturo” con produzioni dal sapore vintage come Grease e The Rocky Horror Show.
Intanto in Inghilterra nascono le grandi produzioni di Andrew Lloyd Webber: Evita (da cui il film con Madonna, come dimenticare Don’t Cry for me Argentina?) e Il Fantasma dell’Opera sono stati spettacoli di culto e sono diventati film da botteghino: non dimentichiamo Cats, il più longevo musical, è stato messo in scena per ben 40 anni di seguito, sempre nello stesso Teatro in Covent Garden, appositamente costruito per ospitarlo.
In tv intanto passa Saranno Famosi (predecessore illustre di High School Musica)diretto da Alan Parker e vincitore di un Oscar per la migliore colonna sonora e, allo stesso modo, senza passare dai teatri ma direttamente approdando al cinema, The Blues Brothers, cult movie di Jhon Landis.
Dagli anni ‘90 le nuove produzioni di musical si reinventano partendo da produzioni Off fino ad arrivare alla Disney che trasforma in cartoni animati di successo alcune produzioni in realtà nate piccole: Il Re Leone, La Bella e la Bestia, Aladdin.
Con Mamma Mia! con musiche degli Abba, le canzoni già famose di celebri band si mettono al servizio del musical e a Londra arriva We Will Rock You con la collaborazione musicale dei Queen.
E dopo anni di silenzio, il musical ritorna nel 2001 quando un promettente regista australiano, presentò al festival di Cannes, tra lo stupore e la diffidenza di molti, un’opera post-moderna in cui passato e presente si fondono, grazie al ri-arrangiamento di pezzi storici, creando uno spettacolo visivo senza precedenti, fatto di contaminazioni e intuizioni geniali, kitsch e travolgente che omaggia il musical ma di più. Lo reinventa:Moulin Rouge di Baz Luhrmann con Nicole Kidman.
Del 2002 invece è un film, non musical che però fa esattamente il percorso inverso tradizionale e cioè da pellicola cinematografica a musical teatrale: Billy Elliot esce al cinema nel 2002 e nel 2005 diventa musical prodotto da Elton Jhon.
E arriviamo a La La Land. Film del 2016, 14 candidature agli Oscar, 6 vinte, 7 Golden Globes, Coppa Volpi e migliaia di altri premi e riconoscimenti. Un musical non-musical che chiude questa carrellata nel migliore dei modi. Il regista, Damien Chazelle guarda al musical per dirci che la sua gloria appartiene al passato e lo celebra nell'unico modo in cui è possibile farlo oggi: sancisce l'impotenza a riprodurne il modello, guardando al passato per proclamare la grandezza del musical e, nello stesso tempo, ammetterne l'irripetibilità usando armi da musical spudoratamente spuntate.
La La Land non si paragona alle opere dei mostri sacri, ma dichiara la resa di fronte a essi mettendo in piedi una fantasia di motivi che ci ricordi quella stagione epica, citando figure leggendarie come si potrebbe citare un poema in una lingua morta, senza tentare nemmeno di riprodurne i suoni originali.
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