Nascita di una rivoluzione pacifica, ma non troppo...
Una disciplina, accreditata come danza sportiva e praticata in tutto il mondo, che nasce come espressione di ribellione e libertà da una piccola sottocultura ad opera di un pugno di ragazzi ai margini della società. Questa è la danza hip hop. Scopriamo come è arrivata nella nostra scuola di danza a Firenze, partendo da NY...

Generalmente ispanici e afroamericani, questi ragazzi suonano, ballano ed esprimono attraverso le parole e i graffiti tutta la rabbia che li pervade per le condizioni di vita marginale rispetto alla grande città, non hanno soldi, poco lavoro, ma sono giovani e vogliono divertirsi. Daranno vita ad una delle culture pop più diffuse nel mondo e a una danza che viene insegnata anche in Koreo Dance School a Firenze...
Siamo per le strade del Bronx a New York, l’hip hop prende fuoco in maniera immediata, spontanea diventando velocemente virale, grazie a due eventi utili a innescarne la miccia e apparentemente – soprattutto uno dei due – non direttamente collegati alla nascita di un genere di arte, musica e danza.
Il primo ha un nome: Kool Herc.
Era un caldo giorno di agosto del 1973 e nel Bronx, il diciottenne giamaicano Clive Campbell e sua sorella minore Cindy decisero di organizzare una festa nella stanza ricreativa del palazzo in cui vivevano; la chiamarono “Back to School Jam”, la jam del ritorno a scuola.

Avevano sparso la voce in tutto il quartiere e si aspettavano un centinaio di persone, niente di che. Ma Clive si impuntò su una cosa: la musica non avrebbe dovuto fermarsi mai.
Fino a quel momento, alle feste, nei club e nei locali da ballo, finito un disco - la gente smetteva di ballare - partiva un altro disco - e la gente ricominciava a ballare.
Come fare per evitare stacchi e pause fra una canzone e l’altra e far sì che la gente ballasse per ore senza fermarsi mai?

Clive ebbe un’idea semplice ma che avrebbe rivoluzionato per sempre il modo di fruire la musica nei locali da ballo: usare due giradischi su cui mettere due copie dello stesso disco di cui aveva selezionato la parte ritmica più interessante e, non appena la parte ritmica selezionata finiva su un disco, passare immediatamente a quella stessa parte ritmica dell’altro disco. Per far questo scelse musiche che avessero una base ritmica molto potente più che una melodia specifica. Scelse fra le produzioni funk, soul e dance. Su questa base, con l’uso dei microfoni, improvvisava frasi che seguissero il ritmo.
Clive, il cui nome d’arte sul volantino di invito alla festa era dj Kool Herc, aveva inventato, senza immaginarne le conseguenze, l’hip hop, anche se a chiamarlo hip hop per la prima volta, fu Afrika Bambaata l’anno successivo.
Il secondo ha una data: 13 luglio 1977.
E questo evento è veramente particolare….

La città di New York era stata oggetto di una tempesta di fulmini davvero eccezionale; uno di questi colpì una centralina elettrica decentrata dal centro città che però mandò in tilt a catena, tutte le centraline della città. Il risultato fu il black out generale più lungo della storia di NY, sottoposta a 24 ore di mancanza totale di elettricità.
Un evento raccontato in molti film anche perché capitato in un momento di crisi della città, in cui le rivolte, gli incendi e le rapine erano all’ordine del giorno e la rabbia dei ceti più poveri si esprimeva attraverso i graffiti e le bande che occupavano la città.
Tutto è spento nella Grande Mela, la gente non ha soldi ed è arrabbiata: per 24 ore ogni attività commerciale della città viene saccheggiata.

Grandmaster Caz e Disco Wiz, due dj afroamericani che si esibivano per strada agganciandosi all’elettricità dei pali della luce (e che, fra l’altro pensavano di aver causato il black out, perché per l’appunto in quel momento stavano appunto rubando l’elettricità da un palo della luce per suonare) hanno pensato che se dovevano approfittare della situazione e rubare qualcosa, avrebbero rubato attrezzatura migliore per suonare. E non fu il solo.
Dice Caz che a quel punto, tutti i giovani afroamericani in zona “hanno iniziato a correre verso questo posto chiamato The Sound Room. Li ho seguiti e loro hanno tirato giù il cancello e rotto la finestra e sono entrati e hanno iniziato a prendere la roba”.

Ma, attenzione, aggiunge Caz: “si potevano vedere le differenze tra prima il blackout e dopo».
Infatti, prima di quel giorno, a New York c’erano prevalentemente dj di élite che suonavano nei club più prestigiosi e qualche raro dj di colore che suonava con mezzi di fortuna.
Dal giorno successivo al black out proliferarono i dj di colore in grado di suonare con attrezzature nuovissime, come l’Akai MPC, sofisticato campionatore con il sound del quale invasero i quartieri del Bronx, suonando alle feste nei saloni ai piani terra dei palazzi e pian piano anche di Brooklyn e del Queens, fino ai club più prestigiosi di New York e da lì, attraverso l’astuto interesse delle etichette discografiche, a tutto il mondo.

Oggi l’hip hop si impara soprattutto nelle scuole di danza.
Ed è una disciplina accreditata fra le Danze Sportive per la quale esistono gare, manifestazioni e spettacoli in tutto il mondo.
Ma ciò che lo differenzia dalle altre discipline di danza è la sua nascita: non colta, non “alta”, non in un teatro ma sulla strada.
Per questo hip hop non è solo uno stile di danza, è uno stile di vita.
E da Koreo Dance School puoi cominciare a impararla partendo dalle basi: prova le nostre lezioni di danza hip hop!

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